Imprese Storiche
ACETAIA GIUSTI
Dipendenti: 95
Fatturato: 21mln€
Modena
Fondata nel 1605 da Giuseppe Giusti, è riconosciuta dal Ministero della Cultura come l’acetaia più antica d’Italia. Il libro della sua storia contiene anche pagine prestigiose come le partecipazioni alle Expo di Parigi, Vienna e Bruxelles. La gestione è familiare da 17 generazioni, ma tutto sarebbe potuto cambiare nel 2005, se Claudio Stefani, allora ingegnere Accenture a Parigi, non avesse accolto l’invito del padre a tornare a Modena per occuparsi dell’Acetaia, che faceva gola a dei fondi internazionali. Oggi è presente in 80 Paesi, con 4 sedi estere e 5 negozi monomarca sul territorio nazionale, più quello della sede centrale che funge anche da museo. «Ci siamo assunti il compito di fondere heritage e modernizzazione, investendo 14 milioni di euro nella ristrutturazione di una sede dove non solo si scopre un prodotto di elevatissima qualità, ma si fa anche un’esperienza unica, immergendosi nella storia e nella cultura”», spiega Stefani, oggi titolare all’85%. L’equilibrio tra il passato e il presente è dato anche da una tecnologia in costante miglioramento: «Siamo sempre attenti a migliorare i processi: benché l’aceto balsamico sia un prodotto secolare, oggi lo facciamo molto meglio, grazie a tecnologie e controlli severissimi che i nostri antenati si sognavano e su quantità molto superiori. Manteniamo sempre un’attenzione altissima alle persone. Siamo Great Place To Work Italia e Best Place To Work Gen Z».
CASONI
Dipendenti: 90
(120 con il gruppo, le filiali)
Fatturato: 60mln€
Finale Emilia (MO)
Nel cuore della Bassa Modenese, nel 1814 nasceva un piccolo opificio destinato a diventare la distilleria Casoni, produttrice del celebre Anicione. «Si partì da un liquore tipico locale, poi, a metà Ottocento, venne aperto il primo negozio per la somministrazione e all’inizio del Novecento arrivò l’acquisizione dell’attività da parte del mio bisnonno”, racconta Paolo Molinari, oggi amministratore delegato e settima generazione alla guida dell’impresa. Negli anni ’60 la svolta: macchinari moderni, nuovi impianti, accordi con la GDO e la produzione per conto terzi. Nascono i primi liquori a marchio Casoni e, negli Anni 90 la visibilità cresce grazie allo zio di Paolo, vicepresidente di Confindustria nazionale, che lancia nuovi prodotti e consolida i rapporti con marchi come Braulio. Dopo l’ingresso di Averna nel capitale e la successiva acquisizione da parte del Gruppo Campari, nel 2016 la famiglia Molinari riporta Casoni nelle proprie mani. «Eravamo reduci dal terremoto del 2012, ma non potevamo pensare che tutto finisse, così abbiamo deciso di ricomprarla”, spiega Molinari. Oggi l’azienda dispone di 14.000 mq coperti, un secondo stabilimento in Slovacchia, una filiale commerciale in Inghilterra, e produce 30 milioni di bottiglie l’anno, di cui il 60% destinate all’estero. Tre i pilastri strategici: private label, relazioni industriali e marchi propri in forte crescita. «Siamo una start-up di 210 anni: il nostro futuro è innovare senza dimenticare da dove veniamo».
CPL CONCORDIA
Dipendenti: 1.700
Fatturato 370mln€
Concordia sulla Secchia (MO)
Nata nel 1899 per eseguire le bonifiche nella Bassa Modenese, la cooperativa CPL Concordia di anno in anno è cresciuta fino a consolidare l’attuale operatività sull’energia. Oggi, le linee di business sono sette, ma da mezzo secolo, il core-business è l’attività di service per la gestione di calore, dalla quale scaturisce circa il 40% del fatturato. In genere, CPL serve complessi immobiliari di grandi dimensioni con il compito di garantire i livelli di temperatura previsti dalle normative nelle varie fasi dell’anno, ruolo in cui è determinante l’innovazione di processo. Spiega il Direttore Generale Pierluigi Capelli: «Introduciamo le novità quando sono mature per applicazioni che effettivamente migliorino le prestazioni. Nel nostro caso, stiamo iniziando a efficientare le operazioni grazie all’introduzione dell’AI». Tale approccio ha riflessi positivi anche sulla sostenibilità, un tema che CPL ha affrontato quasi ante literam. La continuità della gestione in una storia così lunga riveste aspetti particolari, vista la natura cooperativistica dell’impresa: «Non c’è un proprietario in senso classico, quindi non c’è nemmeno un figlio o un predestinato alla sua successione. Se andiamo avanti da 126 anni è perché siamo stati bravi a produrre un ricambio generazionale con figure manageriali e operative sia interne che esterne. MI piace sottolineare come nella nostra governance ci sia un 30% di figure femminili, alcune delle quali anche Under 40”».
GRUPPO FABBRI
Dipendenti: 500
Fatturato: 110mln€
Vignola (MO)
“Preservare senza sprechi” è il pay-off di un’azienda che rappresenta una vera e propria eccellenza nel settore del packaging alimentare, le cui radici risalgono addirittura al 1870. Oggi Fabbri fornisce le migliori soluzioni possibili in una logica di “one stop shop” che la vede produrre diversi tipi di pellicola ma anche i macchinari più adatti per gestire tali film. Un’attenzione particolare è dedicata al servizio post-vendita, che le consente di essere operativa nel Nord Italia entro un’ora dalla chiamata! Oltre all’Headquarter di Vignola, dove lavorano 320 persone, il gruppo conta su uffici e centri post-vendita tra Milano e Roma, uno stabilimento svizzero e filiali commerciali in tutta Europa. «Abbiamo un piano industriale triennale che mira ad aumentare il nostro footprint geografico in America, sia al Nord che al Sud», spiega il CEO, Stefano Pellegatta. Le ambizioni sono sostenute anche dagli ingenti investimenti fatti sul fronte dell’innovazione, scelta ha pagato sia come risultati economici, sia per i vari riconoscimenti e brevetti ottenuti volti a limitare gli sprechi, con ottimi riscontri anche sul fronte della sostenibilità. Guardando al futuro, l’azienda non si pone “solo” importanti economici, ma anche aumentare l’attrattività per i giovani talenti: «L’esemplarità del management, la formazione, il ‘family feeling’ che si respira in azienda e le collaborazioni col mondo universitario e scolastico servono a tramandare la cultura aziendale».
MENU
Dipendenti: 270
Fatturato: 122,5mln€
Cavezzo Medolla
Dal 1932 produttori di specialità alimentari, Menu si rivolge al settore HORECA. Ne è passato di tempo dal primo prodotto industriale, quel “Ragù Tutto” del 1941 dal nome piuttosto indicativo: in tempo di guerra, la carne scarseggiava e si faceva ricorso anche a verdure e brodo. Nell’ultimo anno, ha fatto scalpore la “Gran crema alla carbonara”, una soluzione pronta all’uso, grazie alla confezione asettica, che può essere personalizzata con guanciale per una carbonara tradizionale, con pesce per una versione di mare, con verdure per una variante vegetariana o con funghi per una versione montanara. Un successo davvero clamoroso, che ha prodotto un fatturato di ben 600.000 euro nei primi sette mesi! Pur senza paura di innovare, Menu si mantiene fedele allo stile produttivo delle vecchie generazioni: «Raccogliamo i prodotti solo nella loro stagione naturale e ci devono bastare per tutto l’anno, grazie alle tecniche di conservazione che abbiamo sviluppato», spiega Michele Leonardi, Responsabile commerciale e marketing. Oltre allo stabilimento di Cavezzo Medolla, Menu ha filiali anche a Londra, Monaco di Baviera e Girona; i prodotti sono presenti in 72 Paesi del mondo e l’export vale circa il 40% del fatturato complessivo. A tenere dritta la barra in questo viaggio tra tradizione e innovazione è stata una felice transizione familiare: il fondatore Romolo Barbieri ha raggiunto la bella età di 91 anni e la gestione aziendale è passata ai figli. Non solo: la ricercatezza degli ingredienti ha permesso a Menù di realizzare una filiera corta nel raggio di 40 Km dalla sede, elemento che sarà integrato nel Bilancio di Sostenibilità destinato a vedere la luce nel prossimo anno, insieme agli interventi sul fotovoltaico, l’energia pulita e il riciclo delle acque.
SALAMI
Dipendenti: 95
Fatturato: 20mln€
Modena
Nel Dopoguerra l’allora giovane Giuseppe Salami si aggirava tra i residuati bellici lasciati dagli Alleati; rimontandoli con ingegno ha iniziato a creare pompe, ingranaggi e valvole distributrici che, dal 1956, sono diventate il core business della neonata azienda. Oggi il timone è saldamente in mano alle figlie, con la terza generazione già pienamente operativa. Angelo Pucci, genero del fondatore, è Managing Director – Chief Strategic Manager: «Oltre a consolidare i mercati che già presidiamo dobbiamo svilupparci anche sui nuovi, come Africa e Sud America. Vorrei farlo in partnership con altre aziende italiane del comparto, con le quali sviluppare sinergie per essere più attrattivi. Il fatturato viene al 15% dall’Italia, al 30% dall’UE, un altro 30% dagli USA e il resto si suddivide tra Far East, Cina esclusa, e, appunto, Africa e Sud America». In un settore molto maturo come quello in cui opera Salami, l’innovazione può fare la differenza: «Si lavora molto con sistemi di pilotaggio e schede elettroniche o wi-fi per guidare le valvole, ma l’olio in pressione è ancora considerato la soluzione migliore. Facciamo molta ricerca per ridurne il consumo». Da presidente del cluster Meccatronica e Innovazione dell’Emilia Romagna, Pucci racconta un altro sforzo notevole indirizzato alla formazione: «Abbiamo elaborato dei piani di inserimento dei giovani, in collaborazione con le Università e con l’ITS Maker, del quale siamo fondatori e membri del consiglio».
