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Cifralluminio
Dipendenti: 55
Fatturato: 10mln€
Brescia
Entrare nell’azienda di famiglia giovanissimo, partendo dalla produzione; farsi le ossa all’estero, negli USA e poi tornare per supportare l’azienda e la famiglia in un momento di difficoltà. È la storia di Roberto Maitini, 36 anni, oggi CEO di quella Cifralluminio che nel 1992 venne fondata dai genitori e che lavorava nel mercato delle grandi insegne luminose per la pubblicità; negli anni, a causa di difficoltà del mercato e una ristrutturazione aziendale, ha poi puntato tutto sul brand Folio, con cui è entrata nel settore del lighting. «Abbiamo così potuto abbracciare la collaborazione con studi di architettura, designer, brand della moda per i loro negozi come Tecnogym, Bulgari, Moncler. Folio, infatti, è un foglio bianco con cui si può fare qualsiasi cosa e si presta a molti campi differenti: architettura, materiali, design». Nel 2018, poi, l’apertura della filiale americana, con uno showroom a Manhattan che rappresenta la porta sul mercato più importante e che per l’azienda bresciana vale circa 4 milioni di fatturato. Maitini racconta anche di un impegno importante sul tema della sostenibilità, portato avanti prima ancora che la normativa lo richieda: 14001, 45001 sono le certificazioni già acquisite ma si sta facendo un percorso anche sul tema ESG, tanto che a breve arriverà il Bilancio di sostenibilità. Il futuro? «Non dividiamo utili e puntiamo piuttosto alla costruzione di un’identità: abbiamo deciso di essere i migliori che gestiscono questa tecnologia. Non vogliamo fare troppe cose ma farle bene e crescere passo passo».

Gruppo Sandrini
Dipendenti: 50
Fatturato: 4mln€
Gussago (BS)
La bellezza come valore: Gruppo Sandrini parte dalla ricerca estetica e formale del bello senza tempo e si esprime nell’interior design e nell’architettura del paesaggio. «Le diverse anime nascono da una vocazione personale – racconta Marco Sandrini, titolare e direttore artistico del gruppo – La bellezza è una filosofia che inizia con la ricerca di un’armonia estetica nella progettazione di interni ed esterni rigorosamente tailor made. Ogni scelta si basa sulla cura sartoriale di ogni dettaglio, dall’arte della tavola, alla biancheria fino alla customizzazione floreale». Dal 1993, anno di fondazione di Sandrini Green Architecture, il gusto per il garden luxury e l’architettura del green mira a valorizzare il concetto di Made in Italy sul territorio nazionale, ma soprattutto all’estero, con una rapida crescita negli Emirati Arabi Uniti per committenti privati e importanti resort. La passione per il bello prende forma ben presto nelle altre realtà: My Home Sandrini si focalizza sull’interior design e Sandrini Green Outdoor spazia sull’arredo outdoor per dare un’offerta ancora più completa. «Il nostro cliente ricerca esclusività. Riusciamo a trasmettere uno stile unico ad ogni progetto, attraverso un approccio armonico che include tutti gli ambiti della casa, dall’interior fino alla progettazione degli spazi verdi esterni», spiega Marco Sandrini. «Che si tratti di una tenuta o di un resort, partiamo sempre dall’empatia e dalla costruzione di un rapporto di fiducia con il cliente».

Italmesh
Dipendenti: 20
Fatturato: 6mln€
Montirone (BS)
Un’intuizione durante un viaggio a Dubai diviene la scintilla per dare forma a ItalMesh, realtà leader nella progettazione e sviluppo di reti stirate e lamiere forate per il mondo dell’architettura. Un design e una produzione concentrata al 100% in Italia unite a una visione fortemente internazionale sono gli ingredienti dello sviluppo dell’azienda partito dall’estero, con importanti lavori come lo stadio di Doha in Qatar, il Dubai Mall e una serie di collaborazioni con star internazionali. «Siamo partiti con un prodotto nuovo, in un paese nuovo – racconta Daniela Arrigoni, presidente di questa realtà nata nel 2013 – Abbiamo creduto nel nostro sogno per trasformarlo in realtà attraverso ricerca continua sui materiali, grossi investimenti in tecnologia, per specializzarci in quello che gli altri non facevano». Un’azienda di giovanissimi, tutti under 35, che si distingue per l’alta componente di design e per le tecnologie di ultima generazione. «Dalla progettazione al montaggio, forniamo un servizio chiavi in mano ai nostri clienti che spaziano in diversi continenti, così come in Italia. Abbiamo avviato un’importante collaborazione con il Politecnico di Milano e vinto un bando a livello europeo per lo sviluppo di un nuovo progetto che abbiamo brevettato: i giardini verticali, fatti di piante che crescono ed evolvono con noi e ogni pannello è costantemente monitorato attraverso app, per garantire l’abbattimento di CO2, oltre che di rumore e calore, e una corretta irrigazione».

Lelit
Dipendenti: 200
Fatturato: 41mln€
Castegnato (BS)
Quando l’innovazione incontra la passione, si innesca una scintilla che è l’essenza di Lelit, azienda nata nel 1986, leader nella creazione di macchine da caffè e da stiro. «Essere sempre un passo avanti – questo il mantra di Emanuele Epis, Lelit Group ceo – Fare qualcosa in più e di diverso da ciò che il mercato chiede, perché se il cliente vuole qualcosa, significa che l’ha già visto e che sei arrivato secondo. La nostra filosofia invece parte dall’analisi del mercato e dei bisogni delle persone, per anticipare i loro desideri e offrire prodotti che possano aiutarli ad esprimere al meglio le loro passioni. Fare un caffè è profondamente diverso da bere un caffè: tu diventi artefice del risultato e ti senti appagato proprio perché l’hai creato tu». Un credo che mette la persona al centro e offre strumenti all’avanguardia per poter coltivare ed esprimere la passione e il piacere di semplici gesti quotidiani, come fare un caffè o stirare una camicia. Lelit è riuscita a imporsi nel panorama internazionale, raggiungendo una distribuzione capillare globale, grazie a ricerca e innovazione costanti, esclusivi brevetti, e alla volontà di portare prodotti originali Made in Italy in tutti i paesi del mondo. Lelit è stata acquisita due anni fa da Breville, azienda multinazionale australiana quotata in borsa, che ha determinato un nuovo passo nello sviluppo dell’azienda. «Le abitudini d’acquisto delle persone sono sempre più globali – racconta Epis – La sfida per noi è alimentare la passione dei clienti nell’esperienza d’utilizzo dei nostri prodotti, con caratteristiche di unicità come ad es. il controllo della temperatura con microprocessore. Il nostro è un mercato di nicchia e ci vuole coraggio e anche un po’ di incoscienza per continuare ad innovare, portando avanti in modo coerente la nostra filosofia».

Metal Work
Dipendenti: 1400
Fatturato: 250mln€
Concesio (BS)
Erminio Bonatti, dopo varie esperienze ma convinto che la sua via fosse quella di diventare un imprenditore, fonda nel 1967 una realtà che oggi conta 55 società partecipate di cui 25 all’estero (55% del fatturato) e dedita alla produzione di componentistica per l’automazione industriale, nel settore dell’aria compressa utilizzata nei circuiti pneumatici necessari all’automazione. «Le società estere nascono come società commerciali per rivendere sul mercato locale ma poi si specializzano, ovvero seguono le necessità del cliente offrendo soluzioni personalizzate e diventando quindi piccole unità di manifattura». Lo spiega il Co-AD, Valentino Pellenghi, in azienda da 35 anni, scelto, insieme ad altri due colleghi, dallo stesso Bonatti per garantire il passaggio generazionale secondo un modello innovativo: «Siamo un’azienda senza proprietà – spiega – Nel 2017 il fondatore ha separato la gestione della proprietà, dunque oggi l’azienda è totalmente managerializzata. Le sue volontà sono state attribuite ad un trust amministrato da un trustee indipendente, che sorveglia che le volontà del defunto siano strettamente osservate. I manager hanno siglato con l’azienda un patto per cui si sono impegnati a individuare un successore entro un certo periodo. Questo modello ci ha consentito di fare scelte legate solo al business». La governance interna è dunque molto stretta e animata da tre AD che entro il 2031 verranno sostituiti da un’unica figura, scelta – nemmeno a dirlo – dal fondatore Bonatti.

Mori
Dipendenti: 70
Fatturato: 25mln€
Nuvolento (BS)
Nonno Serafino parte nel 1928 motivato dalla sua passione per la lavorazione dei metalli, che viene poi trasmessa al figlio Aristide e poi al nipote Alvise Mori, oggi CEO di Mori 2A, che si occupa ancora di lavorazione dei metalli ma in particolare dei materiali e oggetti destinati al contatto alimentare (MOCA). «Si tratta di prodotti che vanno nelle cucine domestiche e industriali, in acciaio inossidabile e differenti materiali plastici. Il settore Horeca rappresenta la clientela principale per un catalogo prodotti realizzati al 95% internamente e di cui il 65% prende la strada dell’estero, soprattutto dell’Europa». Il business è in crescita nonostante il rallentamento del mercato tedesco, ma qual è la filosofia di Mori 2A? «La qualità è il nostro driver principale, testimoniata da numerose certificazioni, che si accompagna poi agli altri pilastri rappresentati da sostenibilità (sono alla terza edizione del Bilancio), R&D, etica e formazione. Credo però soprattutto nelle risorse umane, che dovrebbero essere inserite nella voce “patrimonio” dei bilanci aziendali». Alvise («mi sento un trentenne ma ho 49 anni!»), studioso dei metalli, crede molto anche nell’innovazione e in quel «pizzico di follia imprenditoriale», come la definisce, che porta a investire in start up ad alto contenuto tecnologico e anche in attività legate allo sport.