Innovazione

Astebook
Dipendenti: 17
Fatturato: 1,5mln€
Barzanò (LC)
Paolo Fancoli, 45 anni, presidente e amministratore delegato di Astebook, svela subito il segreto: «Non arriviamo dal mondo della giustizia, quindi coltiviamo una mentalità fuori dagli schemi: puntiamo sull’innovazione, siamo flessibili, sviluppiamo internamente tutti gli applicativi». Grande appassionato di tecnologia, Francoli prosegue dunque raccontando che nel 2012 crea con il suo tema un sito di aste telematiche, che sin dal principio ottiene un buon riscontro anche al di là dei confini nazionali e si specializza nella gestione dei beni mobili provenienti da Privati e Procedure Giudiziarie. Nel 2013 le prime aste immobiliari per il Tribunale di Lecco e poi, a seguire, anche lo Stato italiano dà una mano, poiché nel 2017 rende l’asta telematica obbligatoria. «Oggi siamo otto società proprietarie della piattaforma che è direttamente collegata col Ministero della Giustizia. Siamo cresciuti anche su altre città lombarde, e siamo autorizzati a operare su tutte le Corti d’appello d’Italia, ma presidiamo soprattutto su Roma, Lombardia e Veneto. Forniamo un servizio completo, svolgendo tutte le attività dell’iter giudiziario, come perizie, inventari, valutazioni…». Il fatturato è in trend di crescita e il founder si dice interessato ad ampliare il business anche per acquisizioni e guardando – perché no – all’estero, dove prosperano grandi player.

Involve Space
Dipendenti: 13
Fatturato: 100.000€
Lipomo (CO)
Due adolescenti cominciano a vedere su YouTube dei video di palloni inviati in cielo; si appassionano e, con il genuino entusiasmo della gioventù, raccolgono fondi tra i piccoli esercizi commerciali del paese (l’edicola, il tabaccaio…): di lì, a 17 anni, nel 2015, sollevano la prima scatola nello spazio. Loro sono Jonathan Polotto e Alessandro Piazza e alla start up fondata nel 2021 – di cui sono rispettivamente CEO e software developer – si sono aggiunte molte risorse, progetti, idee e professionalità. Tra queste quella di Matilda Galluzzo, Head of Communication, 24 anni: «Ci occupiamo di lanci stratosferici: creiamo palloni stratosferici di cui, grazie alla presenza di una sonda a cui attacchiamo un gps e grazie all’AI, possiamo controllare la traiettoria, possiamo controllare dove si dirige il pallone e comandarlo. Voliamo dai 15 ai 20km dalla terra e ai palloni è collegata la sonda a cui possono essere attaccati diversi carichi: ad esempio, una videocamera molto dettagliata per l’earth observation, antenne radio per le telecomunicazioni, applicazioni per il monitoraggio di confine e difesa». Una tecnologia che si colloca tra i satelliti e i droni, e che interessa una clientela come i governi, l’aeronautica, la difesa militare, gli aeroporti. «Nessun altro competitor è in grado di avere i dati dell’AI che usano loro per il controllo del pallone». Il fatturato 2024 si prevede in crescita di 5 volte rispetto allo scorso anno.

Krabo
Veduggio con Colzano (MB)
A dimostrazione di quanta tecnologia – potenzialmente infinita – ci sia in un pezzo in apparenza semplice come una vite o un bullone, la multinazionale dei fastener Fontana Gruppo ha lanciato nel 2018 Krabo, nata per realizzare sistemi di fissaggio intelligenti. La mission della start up è fornire una piattaforma in cui i dispositivi di fissaggio sono collegati e controllati in tempo reale consentendo un facile rilevamento del carico da remoto. Ciò garantisce migliori performance in tema di sicurezza, riducendo al contempo lo sforzo di ispezione. Paolo Redaelli, Project manager di Krabo e R&D Manager Global di Fontana Gruppo commenta: «La tecnologia che abbiamo sviluppato ha già raggiunto livelli di performances eccellenti. Lo abbiamo dimostrato con le prime installazioni, che hanno stupito per la precisione e l’accuratezza dei nostri sensori. Ora siamo operativi su un progetto in Europa e abbiamo in corso l’installazione degli smart bolts in un impianto in Asia. La prossima installazione sarà nel continente americano. Del resto, sono innumerevoli le applicazioni possibili: dalle costruzioni alle reti ferroviarie, dall’eolico alle macchine movimento terra fino ad arrivare all’automotive. Il nostro obiettivo è lavorare fianco a fianco con i clienti per lo sviluppo di progetti condivisi che ci aiutino a far crescere ulteriormente la nostra tecnologia», conclude Redaelli.

Steriline
Dipendenti: 220
Fatturato: 54mln€
Como
Nel 1989, il padre avvia l’azienda per la produzione di macchinari per farmaci iniettabili, quasi esclusivamente in vetro. Una prima sede a Erba, poi ad Alzate Brianza; poi arriva il raddoppio della sede produttiva e ora lo spostamento a Como, dove hanno anche acquistato dei terreni per accentrare la produzione. Federico Fumagalli è commercial director di Steriline, realtà tuttora in mano al 52% alla famiglia Fumagalli: «Per vendere questi macchinari bisogna essere bravi tecnici, non commerciali. Stiamo vivendo un grosso cambiamento tecnologico, tra i primissimi a farlo su larga scala: abbiamo inserito i robot all’interno delle macchine e per riuscirci abbiamo acquistato un’azienda esperta di programmazione di robot con visione artificiale. Il fine – continua il manager – è ridurre la possibilità di errore». I clienti sono in tutto il mondo e Steriline opera anche attraverso aziende controllate. Spiega Fumagalli, che dal giorno 1 ha vissuto l’azienda: «Abbiamo una decina di persone in Usa per vendita e assistenza, 30 in India e Asia. Con l’azienda di software arriviamo ai 300 dipendenti. Abbiamo una multiculturalità al nostro interno che arricchisce l’esperienza quotidiana, con personale che arriva anche da istituti o università tecniche». L’obiettivo a 3-4 anni: aumentare la forza lavoro di circa 80 persone e arrivare ai 100mln€ fatturato.

The Good Company
Dipendenti: 4
Como
Daiana Giorgi, 42 anni, altoatesina ma comasca di adozione, ha creato prima nella sua testa, durante il periodo della pandemia, e poi fattivamente un business legato alla rivendita di capi vintage di collezioni dagli Anni 70 al 2000. Il brand è Frida, l’azienda The Good Company. «Creiamo di fatto un nuovo canone del lusso perché diamo nuova vita ad abiti spesso ancora nuovi, magari addirittura con etichetta originale, ma che vengono dimenticati negli armadi delle clienti… è un peccato, spesso sono davvero attualissimi! E così li rimettiamo in vendita, creando uno stile inedito, contemporaneo, perché il mix tra passato e presente li rende moderni. La collezione di Frida è di fatto sempre nuova, perché si arricchisce di continuo di nuovi pezzi che diventano dei must have». I canali di vendita sono il retail btob, soprattutto con punti vendita come quelli della Rinascente e l’e-commerce. Giorgi recupera questi pezzi – tra cui accessori, gioielli, decorazioni d’interni – anche grazie alla sua attività come consulente d’immagine, che la porta a essere molto presente anche in Svizzera. Mamma di un bambino di sei anni, sportivissima, entusiasta nei rapporti con gli altri, sogna «di espandere l’attività anche a Zurigo, Parigi, New York. Il nostro contributo all’economia circolare è concreto e ci piace l’idea di essere un driver del cambiamento verso un modello di economia e di vita più sostenibile».

Vegea
Dipendenti: 4
Fatturato: 1,3mln€
Sede produttiva: Burago Molgora (MB)
«Siamo impegnati in costanti investimenti R&D per nuove soluzioni, ecologiche ma tecnicamente performanti. Dobbiamo stare dietro alla moda che ha una richiesta costante di nuove soluzioni e proposte». Sono proprio alcuni tra i protagonisti del mondo della moda, in effetti, ad aver investito nella start up Vegea, nata a Milano nel 2026, per promuovere l’integrazione tra clinica e agricoltura attraverso lo sviluppo di nuovi materiali ecologici di design. Gianpiero Tessitore, architetto, non trovava alternativa ai materiali animali e alle finte pelli: si è così rivolto ai centri di ricerca per la produzione di biopolimeri dove ha trovato la soluzione, oltre che un socio, Francesco Merlino, di professione chimico. «Abbiamo studiato le diverse materie prime vegetali di scarto nell’agroindustria per creare biomateriali da fonti vegetali e rinnovabili. Ci sono voluti tre anni ma ora utilizziamo i derivati da lavorazione vinicola (bucce, semi, raspi dell’uva) come la materia prima ideale per biopolimeri e biomateriali». Il brevetto è GrapeSkin®, che costituisce una alternativa ai materiali tipo finte pelli derivanti dal petrolio. «Riusciamo a sviluppare diverse qualità, spessori, finiture, colori in base ad applicazione dei clienti, soprattutto per la moda – tra queste Stella MCCartney, Calvin Klein, Le Coq Sportif – e l’arredo, ma anche borse, scarpe, accessori e interni per le vetture».