ESG
Essity Italia
Dipendenti: 900
Fatturato: 509mln€
Lucca e Pistoia
Multinazionale svedese che impiega circa 36mila persone in tutto il mondo, in Italia Essity è presente dal 1985 ed è presente con due entità legali, Essity Italy SpA e Essity PLD Italy SpA. «Siamo guidati da uno scopo ben preciso: eliminare le barriere che ostacolano il benessere delle persone», ha dichiarato Massimo Minaudo, Country Manager Italy e Senior Business Director Essity Italia. Ogni giorno i prodotti venduti da Essity (tra i principali marchi vanno menzionati Tena, Tork, Nuvenia, Tempo, Demak’Up, Libero, Actimove, Cutimed, JOBST, Leukoplast) sono utilizzati da un miliardo di persone in tutto il mondo. «Essity ha dichiarato il proprio impegno nel voler ridurre il proprio impatto ambientale attraverso azioni per il clima e la circolarità e innovazioni sostenibili, rispettando la biodiversità e raggiungendo le zero emissioni nette entro il 2050. Nell’ambito social e governance, la collaborazione tra Essity Italia e Croce Rossa Italiana, nata nel 2020, prosegue tutt’oggi attraverso il progetto “Vulnerable Women Care”, un percorso progettuale che investe diverse aree di pubblico interesse, a partire dal tema della povertà mestruale delle donne vulnerabili. Nel 2023 è stato poi lanciato “Essity Humans”, l’iniziativa di volontariato aziendale che ha l’obiettivo di supportare l’inclusione lavorativa dei più vulnerabili e di dare un volto concreto all’impegno per la Diversità, Equità e Inclusione».
Fàbera
Dipendenti: 2
Fatturato: 150.000€
Firenze
Nell’Atelier in Manifattura Tabacchi a Firenze, Chiara Ferri e Fabio Colarusso, co-founder di Fàbera, creano gioielli con un approccio diverso dalla gioielleria tradizionale: lavorano solo materiali preziosi di origine etica e tracciabile, al fine di rendere il settore più etico, trasparente e inclusivo. Dopo un’esperienza a Londra, Fabio, maestro orafo con un’esperienza di oltre 15 anni, e Chiara, decidono di tornare in Italia e di fondare una start up nel 2021. Un progetto ambizioso che porta alla nascita di un atelier, oggi ospitato all’interno della Manifattura Tabacchi (progetto di rigenerazione urbana) a Firenze, e anche ai primi diamanti lavorati in laboratorio. I diamanti da laboratorio hanno un impatto ambientale minore, se ne conosce la provenienza e, oltretutto, non differiscono dai diamanti estratti in termini di bellezza e qualità. La filiera, in questo caso, è facilmente tracciabile, completamente trasparente e più corta, aspetto rilevante che consente di mantenere prezzi più convenienti sul mercato. Ultimo ma non meno importante il cliente di partecipare a tutte le fasi di produzione, dal design alle ultime operazioni di incastonatura, fianco a fianco con il maestro orafo: «La nostra è un’esperienza inclusiva e immersiva – spiega Chiara Ferri -. Il cliente può progettare il proprio gioiello, non solo nell’idea, ma concretamente. Un altro progetto votato alla salvaguardia dell’ambiente è il “Second Life”, attraverso il quale vengono recuperati gioielli per farli tornare allo stato originale, applicando così i principi dell’economia circolare alla gioielleria».
Gruppo Hera
Dipendenti: 9500
Fatturato: circa 16mld€
Santa Croce sull’Arno (PI)
Il Gruppo Hera è il primo esempio italiano di aggregazione di aziende municipalizzate che, in un’unica multi-utility, puntano a raggiungere l’eccellenza nei servizi energia, acqua, raccolta e trattamento dei rifiuti. Il gruppo si distingue per la trasparenza con cui si affrontano i temi ESG; tra questi, Scart è un progetto artistico, un marchio registrato nella comunità europea 26 anni fa, realizzato all’interno di un impianto di trattamento dei rifiuti del Gruppo. «All’interno dell’impianto di Santa Croce sull’Arno che gestisce rifiuti industriali abbiamo realizzato un laboratorio artistico di 500mq, tutto allestito con banconi di lavoro e attrezzatura per lavorare i rifiuti – spiega Maurizio Giani, Direttore Marketing Herambiente e Ideatore e curatore Progetto Scart -. Negli anni abbiamo realizzato una materioteca, ossia una sorta di biblioteca di materiali (bottoni, tessuti di scarto, campionari di pellame o di accessori moda, cerniere, fibbie) per dare modo agli studenti delle Belle Arti di utilizzarli per loro creazioni. Organizziamo workshop che durano una settimana per gruppi di ragazzi che portano a termine un progetto artistico utilizzando questi materiali di scarto. Le opere entrano a far parte della collezione Scart e sono poi presentate nell’ambito delle mostre itineranti in tutta Italia, con l’obiettivo di sensibilizzare sui temi della sostenibilità, della salvaguardia dell’ambiente e dell’economia circolare».
Italpreziosi
Dipendenti: 90
Fatturato: 4mld€
Arezzo
Fondata nel 1984 ad Arezzo, Italpreziosi è uno dei principali operatori nella produzione, affinazione e trading di metalli preziosi. L’azienda è cresciuta nel tempo grazie soprattutto alla determinazione di Ivana Ciabatti, CEO di Italpreziosi, una donna che ha sempre creduto fortemente nei valori che poi l’hanno sostenuta nel suo percorso. «I due temi che hanno caratterizzato il percorso di Italpreziosi, e lo dico con orgoglio, sono stati la sostenibilità e l’innovazione. Nel 2007 sono stata la prima al mondo a parlare di tracciabilità, una piccola rivoluzione in un momento in cui l’Italia acquistava oro dalla Svizzera. È stato un percorso molto difficile, ma siamo riusciti ad arrivare direttamente alle miniere, ad avere delle partecipazioni e a rendere la filiera più sostenibile». Italpreziosi persegue l’agenda 2030 delle Nazioni Unite sui Sustainable Development Goals (SDGS); nel 2012 ha inaugurato un impianto di affinazione con un impatto ambientale prossimo allo zero. «Italpreziosi è un’azienda italiana con una grande reputazione internazionale. Oggi si parla tanto di sostenibilità, ma il significato di essere sostenibile va ricercato nel percorso interiore ed esteriore che si compie e che per noi non è ancora finito». Ciabatti è anche Presidente degli Imprenditori per la Pace e la Presidente della Fondazione Rondine Cittadella della Pace, organizzazione impegnata nella riduzione dei conflitti armati nel mondo.
Lotrèk
Dipendenti: 16
Fatturato: 4,5mln€
Pistoia
Fondata nel 2015 da un gruppo di sette giovani soci, Lotrèk è una digital agency nata dallo sviluppo del web e cresciuta nel digital marketing. L’azienda oggi conta su 53 soci, un totale di 85 collaboratori, di cui 16 dipendenti. Si distingue per essere stata fondata nella forma giuridica della “cooperativa sociale”, che ha per sua natura un fine più mutualistico che capitalistico: tutto il fatturato, infatti, viene reinvestito sulle persone, sulla loro crescita professionale ed economica. «Sono numerose le aziende che mettono al centro le persone, ma noi lo abbiamo proprio scritto nello statuto, tant’è che io stesso devo essere rieletto ogni tre anni per ricoprire il mio ruolo – spiega Filippo Gruni, CEO di Lotrèk -. Il nostro modello organizzativo è quasi un unicum in Italia e garantisce un vantaggio competitivo: in questo modo, infatti, diminuisce la distanza tra management e forza operativa e si responsabilizzano maggiormente le persone; di riflesso diminuisce anche il turnover aziendale che nel nostro settore è da sempre un problema». La crescita di Lotrèk dall’anno di fondazione a oggi si è sempre mantenuta costante, con un tasso variabile dal 30 al 35%; una crescita volutamente “sostenibile” perché non ci sia il rischio che si ripercuota sulle persone. In un momento storico in cui le risorse sono il vero petrolio delle aziende, infatti, il turnover nell’azienda è ridotto al minimo, praticamente inesistente.
Terranova
Dipendenti: 440
Fatturato: 48mln€
Sesto fiorentino (Fi)
Terranova nasce nel 2000 da tre soci fondatori che avviano una start up per realizzare soluzioni software generaliste, che nel tempo si sono specializzate nel settore dell’energy & utility, coprendo diverse aree di competenza (distribuzione e vendita Gas&Power, smart network, servizio idrico integrato, gestione ambientale). È costantemente impegnata nella riduzione dell’impatto ambientale e nel raggiungimento degli obiettivi fissati nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Questo impegno si concretizza nella gestione di progetti orientati allo sviluppo di smart cities e nell’attenzione dell’azienda verso le persone, l’inclusione e la tutela dell’ambiente: “Terranova Way” è infatti un modello di gestione basato sull’attuazione di buone pratiche tra cui l’uso esclusivo di energia rinnovabile al 100%, la concessione ai dipendenti di veicoli full electric per uso privato nei weekend e progetti di sensibilizzazione. Ha dichiarato Alessandro Vistoli, Ceo di Terranova: «Terranova nel 2023 è diventata società Benefit perché avevamo l’esigenza di dare una forma alle tante best practice già in corso. Siamo infatti convinti che le aziende dovrebbero essere agenti di cambiamento positivo, per questo oltre ai nostri obiettivi di creazione di valore economico vogliamo assumerci una responsabilità verso un concreto progresso sociale e ambientale. Il nostro impatto, grazie anche ai prodotti software che sviluppiamo, è davvero positivo, misurabile e ora anche trasparente».