Innovazione
Blue Eco Line
Dipendenti: 4
Fatturato: 250.000€
Firenze
L’80% della plastica che finisce in mare arriva dai fiumi: da questo dato allarmante l’idea di realizzare un impianto in grado di recuperare la plastica in maniera automatizzata lungo il corso fluviale. A pensarci Lorenzo Lubrano, co-founder nel 2018 della start up Blue Eco line insieme a Camilla Cantiani e Michael Mugnai. Nasce così River Cleaner, un impianto per l’intercettazione di rifiuti che funziona grazie a un sistema di riconoscimento delle immagini basato sull’intelligenza artificiale: identifica i rifiuti, li indirizza verso la sponda del fiume, e da qui vengono estratti per essere avviati al centro di selezione. Un pilota di questo progetto è stato già installato sul Canale San Rocco nel Comune di Grosseto, grazie anche al contributo di Estra Spa che ha finanziato l’iniziativa. Blue Eco line sta già lavorando ad un altro progetto di monitoraggio fluviale per l’intercettazione di rifiuti flottanti, ovvero River Eye, un sistema di riconoscimento di immagini basato sull’intelligenza artificiale che consente il monitoraggio e l’individuazione dei siti più a rischio di inquinamento da plastica. «Abbiamo realizzato delle centraline di monitoraggio da installare su ponti o moli, in grado di acquisire immagini che poi vengono elaborate da un software che identifica i singoli rifiuti plastici e fornisce delle stime – spiega Lubrano -. In questo modo è possibile creare un database in cui sono evidenziate le aree di maggiore criticità, quindi da attenzionare con cura».
Endostart
Dipendenti: 12
Certaldo (FI)
Alessandro Tozzi è medico gastroenterologo; lavora per dieci anni in ospedali pubblici ma matura, nel frattempo, l’idea per la creazione di un nuovo dispositivo, utile nella pratica del suo lavoro: oggi quell’idea si chiama Endorail, un dispositivo medico innovativo per l’endoscopia digestiva, il cui obiettivo è facilitare l’esecuzione di colonscopie difficili. «La nostra è una tecnologia brevettata, al 100% made in Italy, costituita da palloncino da ancoraggio magnetico. Operiamo in un mercato, quello dei dispositivi medici, molto lento a causa dei lunghi processi approvativi, ma non ci sono grandi concorrenti. Stiamo sviluppando anche un portfolio per altre procedure». Tozzi, dunque, oggi è l’AD della start up innovativa fondata nel 2018 insieme ad Alberto Pruni, già imprenditore, grazie a un round iniziale di investimento da parte di alcuni soggetti interessati di 1mln€. Segue lo sviluppo del prodotto, nel 2019 la marcatura CE, lo studio clinico e nel 2021 un secondo round di finanziamento di 8mln€, che consente di produrre la seconda generazione di Endorail, di cui viene apprezzato all’estero anche il design made in Italy. «Nel 2023 abbiamo avviato la commercializzazione in Italia, mentre a marzo abbiamo ottenuto la certificazione necessaria per vendere in USA. La prossima espansione sarà anche su Francia e Gran Bretagna». Endostart è oggi start up innovativa con un presidente americano, un comitato scientifico importante ed è inserita in una rete di relazioni ad alto livello internazionale.
Lem
Dipendenti: 320
Fatturato: 60mln€
Bucine (AR)
Ha da poco spento le 50 candeline l’azienda LEM SRL, rilevata nel 1994 da Daniele Gualdani, subentrato al padre nella gestione dell’attività. Costituita nel 1974, LEM è oggi un punto di riferimento nel settore dei trattamenti superficiali applicati agli accessori dei più prestigiosi brand internazionali di moda e lusso. Da sempre, l’obiettivo di Daniele Gualdani è stato quello di dare vita ad un’industria cosiddetta “artigianale”, che sapesse coniugare sostenibilità ed innovazione, promuovendo allo stesso tempo l’eccellenza del suo territorio, così da offrire le soluzioni più avanzate per l’intera filiera dell’accessorio moda.
Nel 2023, LEM integra all’interno delle sue attività produttive anche una divisione dedicata alla tecnologia PVD (Physical Vapour Deposition), che consente di realizzare finiture non ottenibili con i processi galvanici, rendendo capace LEM di esplorare anche mercati differenti. “Artigiani nel cuore e nelle mani. Industriali per necessità.” è il motto dell’azienda: «Inizialmente il mercato non vedeva di buon occhio la nostra crescita industriale perché c’era l’idea di dover essere artigiani a tutti i costi – spiega Gualdani – Col tempo abbiamo dimostrato di saper mantenere la qualità artigianale in un contesto industriale». Oggi LEM incorpora completamente la sua strategia di sostenibilità nel proprio modello, distinguendosi come pioniere in Italia per l’approvvigionamento etico dei metalli preziosi e l’uso esclusivo di energia rinnovabile nei suoi processi produttivi.
Fattoria La Maliosa / Olis Società Agricola
Dipendenti: 20
Fatturato: 2mln€
Manciano (GR)
Il nome de La Maliosa nasce dal verbo “ammaliare”, indicativo per celebrare il fascino del paesaggio collinare della Maremma toscana. L’idea è di Antonella Manuli che lavora a questo progetto a partire dagli Anni Duemila; una partenza che inizia con l’acquisizione di diversi terreni e che si avvale dell’esperienza di un agronomo e ricercatore esperto, Lorenzo Corino, pioniere nella viticoltura sostenibile. Oggi La Maliosa è un ecosistema agricolo che si sviluppa su oltre 170 ettari e che produce vini naturali, olio di oliva extravergine e miele in modo artigianale, nel totale rispetto della natura. Il Metodo Corino, per esempio, si basa su un’agricoltura a ciclo chiuso completamente vegetale, che limita al massimo gli interventi meccanici e utilizza coperture vegetali prodotte in azienda. «Siamo pionieri assoluti nella rigenerazione del suolo, in termini di Living soils, ai fini della produzione agricolA e vitivinicola – spiega Manuli -. Siamo stati i primi, e forse gli unici nel territorio, a seguire questo focus, con risultati molto buoni, misurati anche da alcuni studi. Manteniamo anche una visione a 360 gradi per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente. Un esempio? Le bottiglie dei nostri vini naturali non solo sono in vetro estremamente leggero, ma sono anche dotate di capsule compostabili. Ultimo, ma non meno importante, il materiale cartaceo utilizzato nel packaging rispetta le certificazioni ambientali FSC».
Rifò
Dipendenti: 19
Fatturato: 3,5mln€
Prato
Bcorp certificata, Rifò è un’azienda under 30, con una prevalenza femminile tra i dipendenti e che, soprattutto, lavora molto con il territorio e per un ambiente sano e sostenibile. Rifò è un’inflessione toscana del verbo “rifare”, un nome che riprende la tradizione della rigenerazione tessile nata a Prato e che si tramanda da oltre un secolo. Ed è proprio in questo distretto tessile che nel 2017 nasce l’azienda fondata da Niccolò Cipriani, per dare una risposta al problema della sovrapproduzione nell’industria tessile. «Il problema all’interno della filiera tessile è che si crea prodotto in eccesso, tanto da far diventare più economicamente sostenibile buttarlo via, anziché valorizzarlo, ma in questo modo si crea un’industria dell’usa e getta”. Da crowfunding a startup nell’arco di meno di un anno, salda nei suoi principi, negli anni Rifò è cresciuta rapidamente, trasformando indumenti dismessi in prodotti di qualità attraverso il riciclo dei tessuti. «Tornando a Prato dove sono cresciuto, ho ripreso una tradizione che da più di cento anni dà vita a materiali tessili dal recupero dei rifiuti; così abbiamo iniziato a vendere sciarpe e guanti, poi t-shirt in cotone, denim, maglioncini in cachemire e in lana». Rifò sostiene la filiera corta con una produzione che avviene nel raggio di 30 km in modo da ridurre l’impatto di CO2. La produzione locale non vuole valorizzare solo i rifiuti, ma anche aiutare il territorio, sostenendo il settore del lavoro attraverso investimenti dell’1% del fatturato aziendale destinato alla formazione di persone immigrate.
Vitamina
Dipendenti: 3
Fatturato: 120.000€
Pistoia
La storia di Vitamina ha inizio nel 2017 quando tre storici amici, Filippo, Marco e Giovanna, decidono di lanciarsi in un nuovo ambizioso progetto che ha l’obiettivo di approcciare il settore degli integratori in un modo completamente innovativo, ossia attraverso la personalizzazione del prodotto. Il progetto si chiama Vitamina e Marco, laureato in Economia, Marco di professione graphic designer e Giovanna, dottoressa laureata in Farmacia e in Scienze della Nutrizione, dalla comprovata esperienza come farmacista, vengono scelti per partecipare al programma di accelerazione Hubble dello startup studio Nana Bianca, un programma promosso insieme a Fondazione CR Firenze e Fondazione per la ricerca e l’innovazione dell’Università di Firenze. Il programma di accelerazione ha una durata di quattro mesi, ma una volta avviata l’attività on line, Vitamina inizia a crescere, passando da un’offerta di tredici integratori a ventinove, tutti prodotti in un laboratorio specializzato in nutraceutica a Firenze e registrati al Ministero della Salute, come da normativa di legge. «La mission di Vitamina si traduce nella personalizzazione degli integratori, e nella consapevolezza dei potenziali clienti di sapere cosa assumono a livello nutrizionale e di cosa hanno reale necessità – spiega Filippo Sala -. Sul sito on line di Vitamina, infatti, abbiamo voluto mettere a disposizione degli utenti un test basato su un algoritmo che consente un approccio iniziale alla personalizzazione del prodotto».